Dalla Rivoluzione Verde alla Smart Viticulture
L’impresa viticola, fondata sull’azienda agraria, sulla terra e su una coltura attuata nella previsione di un turno superiore ai venti anni, si trova a contrastare l’imperante criterio economico della flessibilità e della mobilità, in cui i settori secondario e terziario, come quelli della produzione e della vendita delle macchine, hanno i maggiori vantaggi e possono, seguendo una tendenza speculativa, cambiare linea produttiva, cliente, mercato. Ciò significa che tutte le risorse e, fra queste la componente strumentale, devono integrarsi nell’attuazione di un impianto di produzione la cui durata supera ogni odierno limite di investimento ordinario.
Efficienza e produttività impongono quindi una revisione delle attività e delle pratiche agricole con una analisi di tutto il sistema produttivo, nelle sue micro e macro componenti che costituiscono lo scenario delle Risorse, dei Vincoli e dei Prodotti. Una considerazione particolare riguarda le risorse, cui appartengono elementi spesso considerati intoccabili come la terra, le tecniche e le colture, che insieme alle componenti strutturali e strumentali, devono d’altronde essere impiegate nel concetto di efficienza e sostenibilità espresso da Mollison: “use everything at its maximum level and recycle all wastes”.
E’ sicuramente superato nella moderna viticoltura quella che Zygmunt Bauman indica come “tradizione, sinonimo di consuetudine e di abitudine, dove il comportamento consueto o abituale è un comportamento non mediato, non riflessivo, che non esige alcuna spiegazione o giustificazione”. Bene individua la nuova imprenditorialità una osservazione di Castroriadis: “ mentre la preoccupazione pragmatica pone quale scudo sicuro la cornice cognitiva rigida fornita dalla tradizione, a questo si oppone con prudente criticità la ragione autonoma per cui nessun problema è costantemente risolto in anticipo”.
Innovazione ed imprenditorialità, d’altronde, non possono neppure identificarsi con il termine “moda”; l’altro elemento essenziale che differenzia le attività agricole, soprattutto in Italia, è la estrema eterogeneità delle situazioni e condizioni operative anche all’interno degli stessi comprensori: quanti insuccessi si sono avuti, per aver importato in modo acritico tecniche da altri paesi. Molte sono infatti le variabilità nei risultati di una stessa operazione: il tipo di terreno, la giacitura, le condizioni climatiche; il tipo di preparazione che è stata effettuata precedentemente ad una operazione importante; il tipo di utensili impiegati e la loro regolazione. Tutto ciò fa parte del recupero di una capacità critica, tipica di sistemi autonomi e severi come quello del Podere o del Maso, che oggi viene riscoperta col termine viticulture raisonnée, ragionata, durabile.
L’evoluzione degli strumenti operativi è oggi tesa alla capitalizzazione informatico-tecnologica di quell’insieme di conoscenze e competenze che, pur con strumenti e obiettivi più semplici, facevano parte della profonda cultura rurale. La conoscenza e la padronanza degli utensili era una caratteristica fondamentale di realtà come quelle del “Podere”. Ed anche la conoscenza delle caratteristiche differenziate nei diversi campi, dei fattori pedologici, climatici, agronomici, attuate con una attenta capacità di osservazione quotidiana e di una storicità degli eventi tramandata oralmente, costituiva un modello gestionale che oggi si cerca di recuperare, affidando alle moderne tecnologie di rilevamento e di analisi, quella che viene definita agricoltura di precisione